Scrivo la seguente e-mail seguendo il consiglio di Emanuele Preda nel continuare la discussione su Internet, e naturalmente seguendo l’invito del professore a discutere ciò che ci è stato proposto.

Dopo essermi consultato con i compagni di gruppo, ho redatto questo documento diviso in sezioni. Le prime 3 sezioni cercano di rispondere alle critiche rivolte al progetto dall’interno del documento feedback, dalla discussione in aula e dalla mia personale coscienza. Segue una sezione che spiega perché la controproposta è per noi inaccettabile e che propone una contro-controproposta, mentre l’ultima sezione riassume le nostre proposte di revisione della Short Proposal.

Spero così facendo di interpretare correttamente lo spirito dell’esame che è quello di evidenziare l’importanza della fase del dialogo e della contrattazione delle specifiche relativa ai primi contatti col cliente, fase che non deve ridursi a un solo giorno ma può e in certe circostanze deve estendersi su periodi lunghi anche mesi (come il professore Asperti ci ha mostrato frapponendo fra la Short Proposal, che rappresenta il primo contatto con il cliente, e la Long Proposal, che rappresenta il momento in cui si conclude la fase di specifica e si da il via all’implementazione, ben 53 giorni di calendario e 5 settimane di lezione)

Problemi evidenziati nel Feedback

Questo è un palese errore del documento di Feedback: in realtà noi non parliamo mai di annunci "cerco lavoro" che vengono invece proposti esplicitamente dal progetto WEBUNISTAGE e suggeriti (se non ho mal intepretato) dal progetto LuDiCo

Non sono d’accordo su questo punto. In realtà una pagina che contenga la lista dei curriculum di tutti gli studenti che desiderino farne parte sembra a prima vista un’ottima idea: è una gestione centralizzata del problema, quindi un’azienda che sia stata informata da un’adeguata pubblicità dell’esistenza di questa pagina accedendovi ha le informazioni che le servono a portata di un click… solo che in realtà sappiamo che le cose non stanno così. Supponiamo che un’azienda cerchi 10 programmatori C che sappiano che cos’è Unix (che lo conoscano cioè da utenti senza saperci programmare, per quello bastano le librerie standard C) e che abbiano avuto a che fare con Perl (se non lo conoscono bene pazienza, tanto glie lo insegneranno loro). L’impiegato dell’azienda fa un salto alla nostra pagina… e si trova davanti a un centinaio di link a curriculum di studenti, forse più se l’iniziativa ha successo (200-300?). Quanti ne guarderà, vista anche la lentezza cronica del WWW? Io penso 3 o 4, se ha pazienza anche 6 o 7. I più fortunati della lista saranno i primi, presumibilmente quelli il cui cognome inizia per ‘A’, anche se alcuni verranno pescati dal centro e dal fondo. Quasi certamente non troverà tra questi le figure professionali che cerca.

Diverso sarebbe con la soluzione proposta da noi, che prevede la possibilità per l’azienda di fare una query. L’azienda dell’esempio sopra potrebbe selezionare "Conoscenza ottima del C, media di Unix, media di Perl" (penso a questi livelli di conoscenza: nessuno, scarso, medio, ottimo). Su 100 curriculum quanti ne potranno risultare selezionati? Io penso che nel caso medio di una ricerca così semplice i curriculum selezionati siano 20-30 (forse per C, Unix e Perl di più visto che tutti sono ricoperti da esami del Corso, ma teniamo presente che anche gli studenti del secondo e terzo anno, e non solo del quarto e del quinto, possono accedere al servizio). L’azienda, d’altro canto, sarebbe spinta a fare un’analisi più approfondita dei curriculum perché sa che tutti corrispondono ai suoi requisiti e perché la lista è più breve. Se la lista fosse molto lunga e si ripresentasse il problema dell’arbitrarietà dell’ordine con cui sono listati i curriculum (che comunque ritengo debba essere rigorosamente alfabetico), chi effettua la ricerca potrebbe aggiungere nuovi parametri di ricerca per eseguire una selezione più fine (es: "Conoscenza media di reti, scarsa di Web Publishing, scarsa di Javascript" ecc.).

Ritengo quindi che la possibilità di porre query sia necessaria, da qui l’uso di un database.

Questo paragrafo del documento di Feedback in realtà miscela due obiezioni indipendenti tra loro. La prima non ha nulla a che fare con la privacy e riguarda i problemi che sorgono quando rispondendo alla query il programma ordina i curriculum in output in base alla maggiore o minore corrispondenza con i parametri immessi ("è inaccettabile e sospetta un’applicazione che si arroghi il diritto di ordinare i curriculum in ordine di importanza"). Trovo questa obiezione sostanzialmente corretta: il concetto di maggiore o minore corrispondenza con i parametri immessi è ambiguo e soggetto a polemiche. Dopo la discussione che si è tenuta in aula ritengo di avere fatto un errore a proporre la cosa in questi termini. Assolutamente chiaro è invece il concetto di esatta corrispondenza con i parametri immessi: se il programma ritorna i curriculum che rispondono esattamente alla query dell’azienda, scompare il problema dell’ordinamento che potrebbe semplicemente essere alfabetico. Non ritengo che l’ordine alfabetico rappresenti un problema e il perché lo si può capire anche dalla risposta alla precedente critica: in caso di una lista troppo lunga un’azienda tenderà semplicemente ad affinare la propria ricerca con query più selettive e in ogni caso tenderà lei stessa ad eliminare l’arbitrarietà della selezione casuale.

L’altra obiezione riguarda la privacy vera e propria e devo ammettere di avere faticato nel dare un senso a questa critica male espressa. Dopotutto, nessuno viene obbligato a fare nulla: se uno studente decide di pubblicare il proprio curriculum, è indifferente dal punto di vista della privacy se lo fa in uno spazio privato o in uno spazio pubblico fornito dall’università, soprattutto se gli viene concesso il diritto (com’è logico) di poter modificare o rimuovere i dati da lui immessi in qualsiasi momento. Pensandoci a fondo però mi pare di aver colto lo spirito originale di chi ha sollevato questa obiezione. Il punto è che, mentre un curriculum compilato a mano o con l’aiuto di un tool permette di omettere certi dati, un curriculum generato da un database potrebbe essere impietoso riguardo a questo se strutturato in maniera troppo rigida. La cosa può essere saltata all’occhio anche perché, ritenendo questo un servizio da offrire solo agli studenti e non ai neo-laureati, ho specificato che una delle 3 sezioni di cui è fatto il curriculum è quella dedicata agli esami sostenuti (le altre 2 sono "conoscenze" e "esperienze lavorative"). Ora, la cosa è stata volutamente lasciata vaga, per cui in realtà non si capisce se per esami sostenuti si intende che il database chieda i voti o soltanto gli esami sostenuti. Poiché era solo la short, volevo che questo dettaglio restasse vago proprio per aver il maggior margine di manovra e poter poi affrontare una discussione con i miei compagni di gruppo. In realtà, l’idea personale che mi ero fatto della cosa era quella di lasciare solo la specificazione degli esami sostenuti, senza voti, e di non dare questo dato direttamente in pasto alle query ma di riutilizzarlo in una maniera indiretta. Non sto a spiegare il meccanismo qui perché a dire il vero è un po’ complicato e questa e-mail sarà già fin troppo lunga: ora come ora sono invece più propenso ad abbandonare l’idea e a permettere alle aziende di impostare le query solo con i dati della parte di conoscenze, includendo le altre 2 parti (esami e esperienze) solo nella generazione automatica del curriculum. Stando così le cose, sorge naturale l’idea di rendere opzionale la compilazione di queste due sezioni.

Altre critiche sorte durante la discussione in aula

Una critica che sembra quasi fare da corollario a quella che segue (l’inattendibilità dell’autocertificazione), ma che in realtà ha una sua propria autonomia, è questa: i voti che gli studenti danno alle proprie conoscenze sono puramente soggettivi e senza significato. Se il programma lascia che lo studente decida in decimi quanto è la sua competenza in un argomento, il 6 di uno può corrispondere al 10 di un altro, soprattutto (ma non necessariamente) in presenza di malafede. Sono perfettamente d’accordo. Il punto è che la mia Short non parla di decimi e neppure di voti, ma di livelli di conoscenza selezionabili tra un elenco di risposte predefinite, citando poi una proposta che potrebbe essere quella definitiva: "nessuno", "scarso", "discreto", "buono". Anche se da informatici tendiamo a codificare tutto sotto forma numeri, etichettando quindi come robaccia da psicologi tutto quel gran baccano che si fa periodicamente sui giornali riguardo al fatto se nelle scuole elementari e medie siano migliori i voti o i giudizi (tanto poi alla fine sono solo numeri in un subrange di interi), il fatto è che hanno ragione gli psicologi: la differenza c’è ed è psicologicamente significativa. Tornando al progetto, qui abbiamo solo 3 livelli di conoscenza, più il livello 0. Ovvio che lo studente tenderà ad esaltare la propria conoscenza oltre le proprie reali capacità: se avrà visto il Perl su una lavagna senza capirci nulla dirà di conoscerlo scarsamente; se oltre a vederlo avrà anche capito come funzionano un paio di script fin quasi nei dettagli senza però aver mai scritto una riga di codice dirà di conoscerlo discretamente; se infine avrà programmato un pochino in Perl (diciamo una decina d’ore) dirà di conoscerlo ottimamente. Ovvio anche che l’azienda che imposta la query è a conoscenza del fatto che la stragrande maggioranza delle persone ragiona in questo modo, e che imposti la propria ricerca innalzando di un livello le proprie richieste. Il fatto che i livelli siano solo 3 determina che psicologicamente tutti tenderanno a barare nello stesso modo: restano fuori la minoranza dei puri di spirito (che però al giorno d’oggi sono in via d’estinzione) e quella dei bari in malafede, che sono comunque una minoranza e che verranno smascherati nel colloquio di lavoro (le ditte già ora ricevono curriculum cartacei rigonfiati e sanno gestirli)

Mi è stata mossa questa critica in aula: se lasciamo che in un database gestito da un responsabile che risponde per l’Ateneo compaiano dei giudizi inseriti dagli studenti, sembrerà che quei giudizi siano certificati o addirittura espressi dall’Ateneo stesso.

Quello che posso rispondere è: no, se specifichiamo a chiare lettere che i dati inseriti nel database sono un’autocertificazione e un’autovalutazione dello studente.

Un esempio di questo è dato dal sito http://almalaurea.cineca.it, un sito che coinvolge 17 università italiane e che permette a un neolaureato di tali università di inserire il proprio curriculum vitae. Il sito permette al navigatore occasionale di fare una query sul database in base a 110 caratteristiche individuali la cui fonte è, cito direttamente dalla pagina http://almalaurea.cineca.it/info/presenta.htm :

Il sito è sponsorizzato da enti statali e concepito come un servizio alle università ed oltre ad essere liberamente consultabile on-line viene venduto 3 volte all’anno su floppy.

L’autocertificazione e l’autovalutazione non intaccano minimamente la validità di questo servizio, né d’altronde potrebbero farlo perché non si capisce quale altra autorità oltre alla persona stessa potrebbe certificare le conoscenze di qualcuno su un argomento, senza il rischio di esprimere valutazioni soggettive ed arbitrarie. AlmaLaurea adotta le stesse scelte di risposta da me adottate (nessuno, scarso, medio, buono)

Altre critiche che vengono dalla mia personale coscienza

Nella Short Proposal faccio riferimento al fatto che la classe di utenti che immette i dati è quella degli studenti del C.d.L. di Informatica. Penso che il servizio vada ampliato anche ai neo-laureati, visto che sono quelli che ne trarrebbero maggior beneficio. La cosa non dovrebbe presentare inconvenienti tecnici visto che i laureati conservano per un qualche tempo il proprio account. La short non fa neppure riferimento al fatto se lo studente cerchi un lavoro part-time o full-time, distinzione importante visto che la maggior parte degli studenti cercheranno un lavoro part-time, soprattutto quelli che non si stanno laureando (del resto è una short e non deve entrare nel dettaglio)

Questa è una critica che ho mosso dall’interno della Short Proposal stessa e mi ha sorpreso non vedermela riproposta nel documento di Feedback. Anche perché dire "pubblicità" è facile, diverso è il farla. Immagino che si dovrebbe spedire un’e-mail informativa a un campione selezionato di aziende, ma questa è un’operazione che, diversamente dalla realizzazione del database e della sua manutenzione (che dovrebbe essere semplice e occasionale), costa delle risorse di tempo e di personale e richiede competenze (specialmente di marketing e di conoscenza del tessuto economico della regione). E’ una cosa per cui non saprei dove cominciare, e per questo nella Short ho demandato il compito all’Ateneo stesso. E’ quella che io personalmente vedo come la critica più forte al progetto, forse l’unica veramente valida. L’importanza di questo servizio viene ulteriormente ridotta dal fatto che esiste già un servizio come AlmaLaurea, che però riguarda solo i neolaureati e non i laureandi e gli studenti. Tuttavia anche questa critica viene sgonfiata da questa semplice constatazione: CAP E’ un’esercitazione accademica, quindi nulla di male se alla fine si ridurrà solo a quello. Deve essere valutato per quello che potrebbe potenzialmente diventare con le proprie forze se fosse supportato e sponsorizzato dall’Ateneo e non per l’importanza oggettiva che avrà nel futuro per il nostro C.d.L., cosa che è al di fuori del campo d’azione del nostro gruppo

Perché la proposta sostitutiva è inaccettabile

La proposta sostitutiva riduce il progetto a un semplice tool, che è gestito sotto Web ma in realtà sarebbe più naturale distribuire come eseguibile, che aiuti a scrivere un buon curriculum. Anche se la cosa è di per sé interessante, poiché ci offre l’opportunità di documentarci personalmente su cosa significhi scrivere un buon curriculum, non lo è sul piano delle competenze che ci può offrire l’esame di Interazione Uomo Macchina. Il motivo per cui abbiamo scelto questo progetto tra quelli presi in considerazione prima del 23 novembre è proprio il fatto che era quello che richiedeva le maggiori competenze di Web Publishing, che se non erro è il filo che lega tutte le esperienze didattiche relative all’esame. Era infatti l’unico che richiedesse di mettere on-line un database, competenza che sono sicuro molti di noi utilizzeranno nel mondo del lavoro, indipendentemente dal fatto che lo imparino ora o meno. Mentre i database la fanno da padroni nel mondo del lavoro di oggi, sempre più aziende convertono le loro reti locali in intranet collegate a Internet, per cui sembra inevitabile che i database su Web diventeranno lo standard nell’Internet di domani.

Il progetto originale era in effetti duplice, perché da una parte proponeva la gestione del database, dall’altra conteneva quel tool a cui si riferisce la proposta sostituiva e che da il nome al progetto (il Curriculum Assistant). Tagliando via la parte interessante di Web Publishing, la proposta sostitutiva non ha quindi aggiunto niente che il progetto non avesse già, rendendolo quindi scarso di spessore (come il documento di Feedback ammette) ed esponendolo a una valutazione bassa.

Ora, poiché a tutte le critiche mosse abbiamo saputo dare una risposta, ripresentiamo il progetto originale al giudizio del prof. Asperti e del gruppo gestionale con qualche ritocco e cambiamento di rotta (v. la prossima sezione), sperando di poterli convincere della validità intrinseca del progetto. Se così non fosse, ci piacerebbe però poter fare marcia indietro e riproporre un progetto completamente differente, ripescando tra le alternative scartate certi che la validità di queste sia indubbiamente superiore a quella della proposta alternativa, essendo frutto di un’idea ragionata e non di un compromesso mal riuscito.

Proposte di revisione